Palazzo Tartaglione presenta, sulla strada, un grande portone d’ingresso, in posizione pressoché centrale, da cui si accede al cortile attraverso un ampio vestibolo. Uno scalone in marmo dà l’accesso all’appartamento signorile situato al primo piano.

Palazzo Tartaglione - Scalone
A mons. Donato Tartaglione, il più illustre tra gli abitanti di Palazzo Tartaglione, si deve la grande attenzione rivolta alla decorazione pittorica sia degli interni che degli esterni. Egli ingaggiò Luigi Taglialatela, decoratore e scenografo del teatro San Carlo di Napoli, il quale operò, oltre che in Campania, in Lazio, Calabria e Puglia. Nei lunghi periodi trascorsi a Palazzo Tartaglione, l’artista si dedicò agli affreschi dei soffitti delle camere al primo piano, che comprendono sia dipinti di soggetto storico e mitologico, come il trionfo di Costantino nel salone, sia opere di soggetto naturalistico come coppe fiorite, scene di vita campestre e rappresentazioni delle stagioni, arricchite da frasi augurali e motti arguti. Più che un vezzo del pittore che realizzò gli affreschi, si tratta probabilmente di versi composti proprio da mons. Donato Tartaglione, abilissimo paroliere, come ne danno prova i numerosi componimenti raccolti in un libro pubblicato postumo a cura del nipote mons. Pasquale Tartaglione.

Si devono a Luigi Taglialatela anche l’affresco della volta a botte del vestibolo, il primo ad accogliere i visitatori, dove l’artista immaginò degli angeli posti all’entrata di un giardino a custodia del palazzo e dei suoi abitanti. E’ interessante notare come il giardino raffigurato nell’affresco sia in realtà proprio quello che ci si trova di fronte una volta distolto lo sguardo dalla volta, un piccolo parco racchiuso da un muro di cinta con pinnacoli in terracotta a forma di coppa e di pigna.

Nell’androne del palazzo è presente inoltre un affresco con lo stemma della famiglia Tartaglione, visibile anche nell’appartamento al primo piano, raffigurante un leone rampante che trafigge un drago con una spada e che riporta a margine la scritta “Tartara agitat leo” che conduce al cognome del casato. Sulla sommità dei due stemmi sono raffigurati un elmo in un caso e un cappello pastorale nell’altro, quest’ultimo rimandando ai diversi canonici che si sono succeduti nella famiglia e che si sono distinti oltre che per la loro cultura e sensibilità per l’arte e per il bello, per un’intensa attività di beneficenza e solidarietà.

Bibliografia

  • G. Mignano, Scenografie d’autore, in Casa Mia Decor, VIII, 80, dicembre 2002, pp. 102-105
  • XXIII Mostra della Camelia in Campania, Napoli, 2002
  • Giardini Storici 2004, I giardini storici casertani e beneventani. Una ricerca sul territorio, Ministero per i beni e le attività culturali. Il Museo all’aperto, Roma 2004
  • Giardini dell’Armonia – Guida ai giardini della provincia di Caserta, a cura di Nicola Tartaglione, Paparo Edizioni, 2004
Condividi